Questa miniatura può risultarci anonima. Il mondo bizantino è così lontano dal nostro, che quasi facciamo fatica a interpretare i sui simboli. Eppure il Salterio di Basilio II è uno dei  ritratti più completi che abbiamo dell’ideologia imperiale bizantina.
Il Re per il quale, nel 1019, questo salterio (raccolta di salmi) è stato composto è Basilio II. Questi regnò dal 975 al 1025, e si può considerare uno degli imperatori che più di tutti hanno regnato nella storia dell’Impero romano d’Oriente. Grazie a lui fra il X secolo e gli inizi del XI secolo l’impero raggiunse il suo massimo splendore. Barbuto e misogino questo personaggio è passato alla storia come Bulgaroctonos nome che si riferiva al massacro di bulgari con cui aveva piegato il loro Impero.
Da tempo a Costantinopoli non esisteva più l’idea di un potere assoluto incarnato da un uomo. C’era stata al tempo delle monarchie ellenistiche e durante l’impero romano d’Occidente; quando però si cominciò a diffondere la dottrina cristiana, questi ultimi non erano più disposti a riconoscere la divinità della persona dell’Imperatore. Per i nuovi fedele “divino” poteva essere considerato il potere dell’imperatore, poiché concesso da dio, non la persona che lo rappresentava.
Se si tiene conto di questo passaggio storico, la miniatura ci svela tutto il suo significato simbolico. Il potere imperiale proviene dalla divinità, in alto si vede, infatti, il Cristo nell’atto di porgere una corona sulla testa dell’imperatore. L’incoronazione avviene però per opera dell’arcangelo Gabriele. Quest’ultimo era lo stesso angelo che aveva annunciato alla vergine la venuta prossima del salvatore del mondo. In basso i sudditi sono prostrati al potere di Dio.
L’imperatore si distingue come tale poiché ci sono dei simboli che lo caratterizzano: il colore in porpora degli stivali in pelle, il fodero della spada, la corazza d’oro, il mantello e il rubino con cui fermarlo.
Facciamo ora attenzione all’arcangelo di sinistra: Michele. Quest’ultimo è colui che ha guidato gli angeli nella lotta contro il male, ora invece sembra benedire la lancia all’imperatore, è un gesto di approvazione.
Il messaggio è chiaro, la guerra è sia una cosa santa, sia uno strumento di pace. L’Imperatore è autorizzato da Dio a muovere le armi, l’aureola sul suo capo non lascia dubbi.
Al proprio fianco l’imperatore ha sei icone, esse rappresentano dei santi, l’aureola dell’imperatore è anche sulla loro testa. Sono arcangeli guerrieri poiché hanno il bastone rosso tipico delle guardie del Re, le quali lo usavano per aprirsi lo spazio fra la folla. C’è il nome scritto a fianco di ognuno di questi angeli. Il significato è inequivocabile: l’imperatore era un guerriero, un guerriero che combatteva per l’affermazione di Cristo sul mondo.
Attualmente questa miniatura è conservata a Venezia, nella Biblioteca Marciana.

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