Conosceremo oggi un edificio SIMBOLO dell’inizio DELLA REPUBBLICA, il TEMPIO dei CASTORI. La data tradizionale d’inizio della Repubblica, 509 a.C., non costituisce, come si sostiene spesso, l’inizio della libertà democratica. In realtà i Re Tarquini erano stati spazzati via da una reazione anti tirannica diretta dall’oligarchia patrizia, che in passato era stata contraria all’estrema apertura che i Tarquini avevano fatto in favore dei ceti subalterni, e in particolare nei confronti dei mercanti del Foro Boario e dell’Aventino.
Soprattutto, all’inizio della Repubblica l’ultimo Re, Tarquinio il Superbo, non aveva ancora deposto le armi ed era riuscito ad allearsi con i Latini per contrastare i nuovi padroni di Roma. Lo scontro decisivo si ebbe nella famosa battaglia del Lago Regillo, combattuta nei pressi di Tuscolo. Si trattò di uno scontro fondamentale per l’affermazione della superiorità tattica della cavalleria romana. La data più probabile della battaglia è l’anno 499 a.C., i latini e gli etruschi erano un esercito più numeroso e avevano il vantaggio di poter attaccare dall’alto di un territorio montagnoso, Roma attaccava in inferiorità numerica e doveva muovere le sue truppe in salita, per di più in un territorio nemico.
La battaglia, ci racconta Tito Livio, stava per essere persa da Roma, quando giunsero due cavalieri figli di Zeus, Castore e Polluce, i quali accompagnarono i romani alla vittoria. A seguito di quella battaglia il senato dedicò a quei cavalieri un tempio, che in una ricostruzione successiva, è ancora possibile vedere nel Foro Romano.
La scelta di porre il tempio nel cuore politico della nuova Roma repubblicana non era casuale, ma rispondeva a un’ideologia ben precisa. Si trattava di una firma urbanistica dell’aristocrazia Romana che suggellava la riappropriazione dell’area del Foro, area che sin da epoche più antiche era il centro delle attività giuridiche e legislative dell’Urbe. I castori furono scelti come divinità tutelari della nobiltà perché erano due come i consoli e ben rappresentavano la duplicità del comando che sostituiva il potere personale di un Re.
La posizione urbanistica del tempio è precisa, l’edificio si trova allo sbocco del Vicus Tuscus, la strada che collegava il foro con l’area commerciale sul Tevere, area che i Re Tarquini avevano eletto centro dei loro interessi economici. Il tempio veniva cosi a essere una sorta di barriera ideologica verso il passato e un monito per chiunque entrasse in città, la monarchia era finita da appena tredici anni e poteva pericolosamente ritornare, ma due cavalieri divini erano disposti a impedire questo ritorno. Se Tarquinio il “Superbo” aveva ultimato la costruzione del tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio, a ulteriore contrasto ora la nobiltà costruiva un tempio in pianura.
Questi significati, queste contrapposizioni dialettiche fra il vecchio e il nuovo, sono chiare per chi studia la storia urbanistica della città antica, ma dovevano esserlo ancora di più per i contemporanei.
Nella foto potete riconoscere le tre colonne corinzie del tempio dei Castori, svettano nel foro Romano dall’epoca dell’imperatore Tiberio. A differenza delle colonne di molti altri templi della città che sono cadute e hanno avuto bisogno di essere rialzate, queste sono rimaste in piedi sin dall’antichità, e caratterizzarono fin’anche dal medioevo il panorama di quest’area della città. Proprio per questo motivo RomaFuit le ha elette come logo dell’associazione culturale. Visita la pagina Chi siamo.  

Riferimenti bibliografici:
Guido Clemente. Guida alla storia Romana. Milano, 1977.
Filippo Coarelli. Roma. Bari, 1980.
Piere Gros, Mario Torelli. Storia dell’urbanistica – Il mondo Romano. Bari, 2010.

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