Alcuni siti archeologici nei dintorni di Roma ci testimoniano la presenza, ancora tangibile sul terreno, di un periodo straordinario della nostra storia. Un momento in cui a Roma e in tutto il mare Mediterraneo si respirava forte l’influenza dominante della cultura greca. Stiamo parlando della fase avanzata dell’ellenismo, che coincide con il periodo della tarda repubblica romana.
Per dare ai lettori un quadro di riferimento cronologico, occorrerà dire che con il termine ellenismo si intende un periodo della storia antica circoscrivibile fra due date molto precise: il 323 a.C. anno in cui si dà la morte di Alessandro Magno, e il 31 a.C. data della battaglia di Azio, combattuta fra Antonio e Ottaviano.
Rispetto alle grandi monarchie orientali, che si erano andate formando dopo la disgregazione dell’impero di Alessandro, Roma in questo periodo doveva avvertire forte la propria arretratezza culturale e militare. Se le guerre di conquista combattute nella penisola italica avevano trasformato il suo esercito in una macchina da guerra temibile, dall’altro il conflitto vinto a fatica con Cartagine aveva decimato la sua popolazione e causato gravi problemi di ordine sociale ed economico. In questa situazione le operazioni militari in Oriente giunsero con un’immediatezza inaspettata. Esse furono scatenate, forse dalla paura che giungessero nella penisola nuove e temibili minacce, oppure dalla cupidigia e dall’insaziabile sete di denaro della classe dirigente romana, la quale trovava proprio nella guerra il modo più veloce e facile per risolvere i problemi posti in essere dalle nuove masse di cittadini nullatenenti formatesi nelle periferie delle città.
Solo cinque anni dopo la vittoria di Scipione su Annibale, avvenuta nel 202 a.C., Roma aveva già ripreso in mano le armi. Nel 197 a.C. a Cinoscefale l’esercito romano sconfisse l’invincibile, o almeno considerata tale dai contemporanei, falange di Filippo V di Macedonia. Nel 189 a.C. alle Termopili, un esercito di legionari poco numeroso, ma molto motivato e bene organizzato, accerchiò l’esercito di Antiochio di Siria e fece strage.
Le conquiste in Oriente fecero affluire a Roma, e nelle città che con essa partecipavano alle azioni militari, una quantità così straordinaria di ricchezze, sia di ordine materiale, sia di ordine intellettuale, che il volto delle città latine mutò per sempre. Ed è soprattutto nell’architettura che noi oggi possiamo leggere questi cambiamenti, e cogliere tutto l’entusiasmo e l’orgoglio di quelle antiche aristocrazie municipali del Lazio. Queste proprio attraverso la costruzione di monumenti magnificenti intesero esprimere la loro forza e la loro autonomia rispetto a Roma. Non è un caso che durante le guerre civili (86 a.C. – 82 a.C.) combattute fra Mario e Silla, le città laziali appoggiarono quasi tutte apertamente Mario, un uomo provinciale. Fu per questo motivo infine che le aristocrazie delle città laziali furono decimate da Silla, il vincitore della guerra, e mai più si ripresero. Ma ora noi siamo ancora in un periodo in cui il Lazio tutto partecipa insieme, e unito, al raggiungimento di un obiettivo comune e insieme godeva di quella floridezza culturale ed economica.  I santuari di Palestrina, di Tivoli, di Gabi, di Nemi, di Terracina, il tempio di Cori, sono solo alcune strutture all’interno di siti archeologici che noi citeremo fra i tantissimi altri di questo periodo che la storia ci ha regalato.

Santuario di Fortuna Primigenia Palestrina
Il panorama offerto delle terrazze di questo santuario, incorniciato da un lato dai Monti Lepini e dall’altro dai Monti Albani, si apre verso Anzio, il porto della città prenestina. Una Palestrina dunque anche fisicamente proiettata sul mare, verso i meravigliosi mercati dell’Oriente. Caratteristica dell’intero complesso sacrale è lo sviluppo prospettico in altezza.  Una serie di rampe e di scale unisce fra loro dei terrazzamenti sovrapposti e adagiati sulla montagna. L’ascesa del fedele verso l’alto è metaforicamente anche un’ascesa verso il divino. Guardando a questi aspetti sembra quasi che sia stata la natura a plasmarsi in funzione delle esigenze dell’architetto di Palestrina e non viceversa. Ora da visitatori appassionati noi ci aspetteremo che questo percorso ascensionale, ci fosse riproposto e raccontato; invece l’entrata attuale del sito archeologico è posta superiormente, dalla parte del Museo, e si annulla in questo modo qualsiasi effetto di meraviglia prevista ventuno secoli fa dall’architetto.
Sempre a Palestrina, ci piace citare la presenza all’interno del Museo di una delle opere più belle giunte a noi dal mondo antico: il mosaico del Nilo (un particolare nella foto in alto). Esso rappresenta allegoricamente il percorso del fiume durante un’inondazione, dai confini dell’Etiopia fino alla sua foce. Da alcuni di quei porti fluviali arrivavano le mercanzie che dovevano fare la fortuna dei mercanti di Preneste.

Informazioni sul Santuario di Fortuna
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Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli
A Tivoli si registra uno dei monumenti più belli di tutta l’antichità, un sito archeologico che costituisce un tesoro per la regione Lazio. Consacrato al culto di Ercole Vincitore e legato all’antica via commerciale della transumanza, il santuario attuale fu costruito agli inizi del I sec a.C. su un imponente terrazzamento artificiale che in alcuni punti raggiungeva l’altezza di tre piani, per poi cadere a strapiombo sul fiume Aniene. All’interno di questo ciclopico basamento correva la via Tiburtina e vi era un mercato coperto. Al di sopra si trovava invece il tempio, costruito su un podio molto alto, alla cui base si apriva un’ampia cavea teatrale, dalle cui scalinate si potevano ammirare i monti Prenestini, i monti Cornicolani e i Colli Albani. Il complesso meriterebbe senz’altro una visita, ma è generalmente chiuso al pubblico.

Informazioni sul Santuario di Ercole Vincitore
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Santuario di Giunone a Gabii
Il santuario di Gabii sembra essere uno dei più antichi santuari laziali. Situato su un’altura che domina il lago di Castiglione, nella sua fase repubblicana fu ricostruito in un tipico schema grecizzante, con un quadriportico a circoscrivere l’intera area santuariale.  Il tempio si trova al centro del complesso, in asse con esso vi è una cavea teatrale. Nella parte orientale del santuario, si sono individuate e sono visibili tuttora delle fosse per impiantare alberi, facenti riferimento probabilmente a un bosco sacro. Il luogo in cui si trova questo complesso santuariale è da considerare uno dei parchi archeologici più belli d’Italia. Il sito archeologico si può visitare solamente su prenotazione, facendo richiesta tramite fax alla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.

Informazioni sul Santuario di Giuone
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Santuario di Diana a Nemi
A Nemi, il più antico santuario dedicato a Diana, fu ricostruito alla fine del II sec. a.C.. Esso si sviluppa su due terrazze gigantesche, i cui fertili suoli sono continuamente contesi fra il bosco e i contadini del luogo. Sulla terrazza inferiore sono ancora visibili due portici colonnati, l’uno con colonne in muratura stuccate e dipinte di rosso, l’altro con colonne in peperino. Su questa stessa terrazza sono presenti ambienti, che hanno restituito molto materiale archeologico. Il tempio vero e proprio si trovava probabilmente nella terrazza superiore. Con il panorama che si apre sul Lago di Nemi e i suoi poggi boscosi questo luogo è senza dubbio alcuno uno dei più affascinanti della Regione Lazio. Il sito archeologico è solitamente chiuso e aperto solo in occasione di visite guidate.

Informazioni sul Santuario di Diana
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Santuario di Terracina
Il santuario di Terracina, per il quale sembra non sia motivata la sua attribuzione al culto di Giove Anxur, è un complesso monumentale che si trova sulla sommità del monte Sant’Angelo. L’area a livello naturalistico appartiene da qualche tempo anche al Parco dei Monti Ausoni e al Lago di Fondi. Sulla terrazza inferiore, sostenuta da una potente serie di dodici arcate, è presente il tempio maggiore. Da questo punto la vista si apre spaziando nel tratto di mare compreso fra il Circeo a Gaeta. Il sito è ben tenuto ed è attualmente visitabile, con cartellonistica, illuminazione, visite guidate anche serali e la fantastica possibilità di includere nel sito archeologico un breve percorso naturalistico.

Informazioni sul Santuario di Terracina
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Tempio di Cori
A Cori, il tempio dedicato a Ercole costituisce meta irrinunciabile per gli appassionati di arte antica. Si tratta di un edificio capace di meravigliare per l’eleganza delle sue forme, l’armonia delle sue proporzioni. Finanche l’architrave e il timpano, con la loro concavità sono tesi a facilitare allo spettatore la lettura degli angoli estremi dello spazio frontonale.  Il tempio, tetrastilo, si affaccia sull’ampia pianura che si estende ai piedi della città. Sempre a Cori, non va dimenticato il tempio dei Dioscuri, di cui restano i capitelli corinzi, scolpiti con una fattezza soave.

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