Il Museo Nazionale dell’Alto Medioevo di Roma – MAME è un luogo eccezionale da visitare. Gli oggetti conservati ci conducono alla scoperta di un periodo storico per molto tempo ignorato, spesso proprio a causa della scarsità di dati dagli scavi archeologici.

La prima sala costituisce un breve, quasi nostalgico, saluto all’età Tardo Antica. Lì sono collocati infatti alcuni ritratti marmorei di imperiali bizantini, quasi come condannati a guardare il lento, ma inevitabile, sgretolarsi dell’Impero Romano d’Occidente.

A pochi passi il percorso ci introduce, con la sala II, al vero cuore pulsante del Museo dell’Alto Medioevo: una fase storica nuova nella quale non si può più distinguere fra romani e barbari, questi non esistono come genti diverse, si sono fusi insieme. Fu un processo di acculturazione molto lento, che se da un lato portò alla dispersione graduale della lingua originaria perfino nelle fasce più umili della popolazione longobarda, dall’altro contribuì all’evoluzione del cosiddetto latino volgare che, grazie anche all’enorme influenza del longobardo, assunse la ramificazione provinciale nei vari volgari italiani, destinata poi a perdurare nei secoli. Molte parole ancora in uso oggi derivano proprio dalla loro lingua, ad esempio: graffio, federa, palla, schiena.

Un’acculturazione lenta, quella tra mondo latino e mondo germanico, che chiaramente coinvolse anche i linguaggi artistici. I corredi funebri esposti nella sala II e III del museo appartenevano a due necropoli scavate a fine Ottocento, quella di Nocera Umbra e quella di Castel Trosino. I reperti ci mostrano un’arte originale e piena di fantasia. Risaltano le collane, con pendenti e grani in pietre preziose e paste vitree, dai tanti colori; e l’oreficeria, con le crocette sbalzate in lamina d’oro, gli intrecci dal ritmo incessante e una perizia tecnica rivolta ai dettagli, così raffinata da far sembrare, ad esempio, perfino le figure zoomorfe dotate di vita propria. A suscitare meraviglia è anche il grazioso vestiario delle dame longobarde, a cui il museo dedica delle ricostruzioni figurate.

Nelle due sale successive, fra le lastre marmoree di età carolingia, una vetrina offre un’esposizione esemplificata della produzione ceramica medievale a Roma fra VIII e XIII secolo. Qui spicca il rilievo raffigurante l’ascesa al cielo di Alessandro Magno, l’uomo che per aver raggiunto i confini del mondo era stato già in antico paragonato a un dio, ed ora funge da modello per gli imperatori bizantini.

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Con la sala VI e VII il Museo ci conduce nella vita quotidiana di due siti della campagna romana, Santa Cornelia presso Veio e Santa Rufina sulla via di Boccea. I materiali esposti documentano le fasi archeologiche di due insediamenti eccezionali per la loro sostanziale continuità, sia pure con funzioni diverse, tra l’età romana e quella medievale.

La sala VIII invece raccoglie diversi tessuti copti di V-X secolo, provenienti dall’Egitto preislamico. Si tratta di frammenti di arredi o di abiti liturgici, conservatisi nelle tombe grazie all’aridità del clima egiziano, ma di cui non possediamo un contesto di riferimento. Sono però testimonianze importanti di un’industria manifatturiera, quella tessile, i cui prodotti ricoprivano anche allora un ruolo di prim’ordine nell’economia del bacino mediterraneo.

Nell’ultima sala è esposto il rivestimento marmoreo della domus di Porta Marina, che, grazie al ritrovamento di una moneta nella malta di allettamento, è stato con certezza datato alla fine del IV secolo. La sala, interamente rivestita in opus sectile, ci offre uno dei lasciti più importanti del gusto, tipicamente romano, per la magnificenza e il bello.

Per chiunque fosse interessato a scoprire insieme a noi il Museo nazionale dell’Alto Medioevo di Roma – Via Lincon 3, zona Eur – l’appuntamento con le visite guidate Roma Fuit è per il 3 aprile 2016. Solo su prenotazione! 

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