Il tempio di Apollo Sosiano si trova di fronte al Teatro Marcello. Una delle sue peculiarità consiste nel fatto che tutte le sue fasi costruttive si collocano in momenti particolari per la storia di Roma. Il tempio fu votato nel 431 a.C. per merito di un console della gens Iulia: in quell’occasione Apollo veniva celebrato per le sue qualità mediche. Nei primi decenni della Repubblica, infatti, proprio quando
le lotte per il predominio sul Lazio si andavano facendo particolarmente intense, le carestie provocarono gravi pestilenze, e la città fu costretta a invocare l’aiuto divino. Di quella costruzione, espressione di questo momento di crisi, si sono conservati importanti resti, che ora sono nascosti alla vista dal materiale usato per le ricostruzioni più recenti del tempio.
Una fase ricostruttiva degna di nota si colloca nel primo ventennio del II secolo a. C. e appartiene agli anni in cui Roma lotta per affermare la sua supremazia sul Mediterraneo Orientale. L’impatto con i ricchi regni ellenistici aveva fatto affluire una quantità cosi cospicua di ricchezza e di idee nuove, da trasformare l’aspetto stesso della città. La tradizionale architettura templare che a Roma impiegava ancora elementi decorativi di legno o di terracotta, viene superata e la pietra diventa il materiale più usato per le decorazioni. A essere sperimentati sono anche nuovi modelli architettonici, come i porticati, cioè lunghe gallerie ombrate con colonne laterali che permettevano di collegare varie aree della città. Uno di questi porticati collegò nel 179 a.C. il tempio di Apollo con quello di Spes nel foro Olitorio. Nello stesso anno Marco Fulvio Nobiliore operò un abbellimento del tempio, facendo aggiungere una statua di Apollo, opera di Timarchide, e un mosaico di cui rimangono ancora oggi i resti.
Giulio Cesare teneva a questo tempio in modo personale, esso era stato votato da un suo avo, cosi pensò di erigervi affianco un teatro gigantesco: nessuno avrebbe dovuto avere dubbi sull’antichità e l’importanza della sua famiglia. Se da un lato costruire teatri vicino al centro della città era vietato, dall’altro un teatro vicino al tempio sarebbe stato in linea con la tradizione che legava il Dio Apollo al teatro. A nessuno fino ad allora era stato permesso di costruire un teatro cosi vicino al centro storico della città.  Ma Lui era Giulio Cesare. Se non fece in tempo a portare a termine il suo progetto è perché fu assassinato nel 44 a.C. . Negli anni successivi però la costruzione del teatro Marcello fu presa in carico da Augusto, che dedicò l’edificio a suo nipote Marcello.
Nel periodo della guerra civile fra Antonio e Ottaviano il tempio di Apollo giocò un ruolo chiave. Ottaviano andava dicendo che il suo concepimento era avvenuto proprio li dentro durante una cerimonia notturna nella quale la madre Azia fu fecondata da Apollo sotto forma di serpente. Mentre Ottaviano costruiva un nuovo tempio di Apollo sul Palatino, Gaio Sosio, console fedelissimo di Antonio si sforzava di rendere il tempio di Apollo Sosiano più grande e più bello di prima: forse perché sperava in cuor suo di ricevere una parte dell’eredità di Cesare. Quando Ottaviano Augusto si impadronì del potere, Gaio Sosio non fu ucciso come ci si sarebbe potuti aspettare da un uomo spietato come era stato Ottaviano Augusto fino a quel momento: l’imperatore riallacciandosi al modello di Cesare considerò la clemenza verso i nemici una virtù, si riappacificò con Gaio Sosio e lasciò il suo nome al tempio. Augusto continuò ad abbellire il tempio e quando i lavori furono ultimati esso conteneva in nuce tutti gli elementi tipici dell’arte del nuovo regime.
La fase Augustea del tempio è conosciuta abbastanza bene perché molto del materiale architettonico è stato ritrovato. Gli studi hanno evidenziato che nello spazio frontonale era presente una scena di Amazzonomachia, cioè di lotta fra i Greci e le Amazzoni, non opera locale ma proveniente da un tempio greco di età classica. Di questo frontone si è proposto un tentativo di ricostruzione ora esposto alla Centrale Montemartini (una visita è obbligatoria), nello stesso museo si trovano anche parti della cella e il fregio, che mostra il corteo del triplice trionfo celebrato nel 29 a. C.. Di età Augustea sono anche le tre colonne con i capitelli corinzieggianti, rialzate negli anni del Fascismo e non ricollocate nella loro posizione originaria, per non coprire alla visuale il Portico di Ottavia.

Riferimenti bibliografici:

Giovanni Vitucci. Linee di storia romana. Roma, 2007.
Filippo Coarelli. Roma. Bari, 1980.
Piere Gros, Mario Torelli. Storia dell’urbanistica – Il mondo Romano. Bari, 2010.
aa.vv. Storia dell’architettura italiana. Architettura Romana … Milano, 2009.

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