LA TOMBA DEI LEOPARDI a Tarquinia è una di quelle di cui si parla più frequentemente nei manuali di arte etrusca. Oltre a essere bella, infatti, è di altissimo livello stilistico.

La necropoli in cui è inserita è patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Questa tomba si data intorno al 480 a.C. , artisticamente si nota che è ancora fortemente legata alla tradizione arcaica, lo si vede sia dalla costruzione architettonica sia, e in particolare, dalla tecnica pittorica: le immagini sono bidimensionali e non c’è nemmeno un tentativo di chiaroscuro.

Il soffitto è a doppio spiovente, con motivo a scacchiera policromo, mentre il fascione centrale presenta motivi a cerchi colorati. In fondo, nel frontoncino dall’aspetto trapezoidale, permane la tradizione antica dei leopardi che si fronteggiano: metafora della morte.

Al di sotto, la scena del banchetto è quella tipica di un momento quotidiano, sono presenti le donne, che in Grecia non avrebbero potuto partecipare. Tutto intorno vi è una profusione di magnifiche stoffe, rappresentate con la sintassi decorativa locale. Nella parete sinistra della tomba c’è il corteo con i musici, e una persona con in mano delle scatolette; sull’altro lato ci sono scene di danza. Scandiscono lo spazio dell’immagine principale le tre Klinai, i letti sopra cui si banchetta, e sopra ognuna di queste le tre coppie che partecipano al pasto.

Sembrerebbe quasi tutto rientrare nella tradizione greca del triclinio, e invece si nota una caratteristica atipica: ci sono le piante. In altre parole il banchetto non si svolge all’interno, come avviene nelle raffigurazioni greche, ma all’aperto. Questa connotazione fa recuperare alla scena tutta la sua valenza funeraria: questo non è un banchetto quotidiano e fatto in casa. Si celebra probabilmente un’occasione particolare, cioè il rito in cui avviene il funerale e a cui seguirà l’esposizione del defunto.

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