IL TEMPIO DI SATURNO. Gli ultimi tre Re di Roma erano stati Etruschi: Tarquinio Prisco – Servio Tullio – Tarquinio il Superbo. L’attività edilizia di questi Re fu veramente notevole, fra le loro opere più importanti ricordiamo il Tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio, le Mura Serviane e il santuario dell’importantissima divinità “Diana Aricina” sull’Aventino. Si trattava di costruzioni esterne ai limiti sacri della città, infatti, a causa degli interessi commerciali degli Etruschi i quartieri che a Roma durante la tarda monarchia si svilupparono maggiormente, sorsero  lungo il Tevere, quindi in una posizione marginale rispetto al Foro Romano. In particolare l’Aventino abitato dai Plebei e il foro Boario con tutta l’area del Portus Tiberinus. Secondo alcuni archeologi questa parte della città prospiciente il Tevere aveva finito per essere quasi una città nella città con l’Acropoli  (Aventino) e il Porto.
Nel Foro le famiglie aristocratiche erano dovevano per forza di cose essere contrarie alla estrema apertura che i Re Tarquini (etruschi) portavano avanti verso i ceti plebei dell’Aventino e verso i mercanti. Cosi quando Tarquinio il Superbo propose una politica fortemente accentratrice, rendendo vane alcune riforme democratiche del suo predecessore, quegli stessi aristocratici trovarono la chiave per la rivolta e i re furono cacciati.
Nel 509 a.C. la neonata Repubblica, poté riprendere il possesso della città, e portò a termine nel Foro la costruzione di un tempio dedicato a Saturno, cioè il padre di Giove e il fondatore della più antica e mitica città sul Campidoglio. Il tempio era collocato vicino al comizio, luogo dove si riunivano i cittadini. La potenza della nuova ideologia Repubblicana era sancita dall’erario, cioè il tesoro pubblico, che venne – simbolicamente – proprio in questo tempio collocato.

Il tempio venne inaugurato nel 498 a.C. quasi contemporaneamente al tempio dei Castori. Nel 42 a.C. fu interamente ricostruito e di quella fase noi ancora oggi vediamo il podio, in questo si possono ancora osservare le cavità dove erano esposti i documenti pubblici. Nel 283 d.C. il Tempio subì un restauro importante, a cui dobbiamo le otto colonne di granito grigio con capitello ionico di marmo. L’architrave e il frontone sono invece rimontati con materiali di recupero. Appartiene a una ricostruzione tarda  l’iscrizione: SENATUS POPULUSQUE ROMANUS INCENDIO CONSUMPTUM RESTITUIT, anch’essa in origine appartenente a un’altro monumento.

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